Il luogo della memoria

LA CAPPELLA SESTINA DELLA MIA MEMORIA

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Il mio luogo zero è una specie di Frankenstein basato in tutte le case che mea famiglia ha avuto, tutti i viaggi, piccoli momenti che si ripetevano come un rituale e che mi rimangono, cose che mi hanno portato della maniera più incosciente all’architettura, e che dopo sono apparreste di forma magica in questo luogo, creando il mio spaccio, ch’è come un collage della mia vita e che mi parla quando qualsiasi progetto si presente in fronte a me.

Prima avemmo una casa a El Prat del Llobregat, vicina a Barcelona, un piccolo appartamento ma molto luminoso, dove avemmo il nostro primo gatto, anche il mio luogo zero sta custodito per gatti, le pareti sono di gotelé, però il salone e grande, per una bambina era d’una grandezza abbastanza buona per muoversi e giocare.

Dopo era la casa di mia nona, c’era nella stesa città, insieme a una via centrale, là si trovava un primo piano con un meraviglioso giardino ammobiliato con mobili di ferro bianco, dentro non era eccessivamente luminoso perché tutto veniva del giardino, pero mia nona sempre aveva la casa molto pulita e era un luogo molto gustoso.

Anche era la casa di mia zia nella stesa città, la più piccola di tutte, lei abitava con la sua coppia e un piccolo cane. Non era una grande cosa, però era moderna, di gente giovane, lei era parrucchiera e sempre andavamo là a merendare o tagliarci i cappelli.

Per ultimo, però non meno importante sta la casa del paese, in Valencia. Alta, di due piani e un terrazzo, vecchia, di cale, con profumo a chiuso, i suoi mobili antichi, il patio interno con cucina antica, il olore del campo quando pioveva e le serate notturne di estate nel terrazzo.

TRASLUOGHI

Se quello fu in parte, la gestazione del mio luogo zero, dopo venne il cambio e apparve il luogo uno.

Primo, mia nona si trasferì a vivere nella casa di vacanze al paese per sempre.

PRIMO CANTIERE

Dopo furono miei genitori, decisero trasferirsi al paese adiacente al di vacanze, quando io avevo otto anni. Là vissi il mio primo cantiere, trasformarono totalmente la casa, ancora ricordo giocare con cemento e la savia, vere i miei genitori picchiare la parete, i sforzi economici, la parte di sopra dove il scorzo proprietario coltivava tabacco e gli gatti che entravano costantemente nella casa fine l’arrivata del mio primo cane a casa.

SECONDO E TERZO CANTIERE

Quando la mia casa era finita, allora miei nonni si trasferirono a un’altra casa nel steso paese, riformarono la prima casa dove abitava e crearono due in una per venderla per più soldi, con questo poterono comprare una nuova molto più grande e riformarla per completo. Ricordo che quella che comprarono aveva alti tetti, e vegetazione dentro e sembrava menzogna che una signora dell’età di mia nona decise fare un nuovo cantiere.

QUARTO CANTIERE

Mia zia anche decise trasferirsi di casa, ebbe una figlia e andava a per la seconda, solo che lei non si ha mosso del Prat del Llobregat, comprò un’altra casa, molto più luminosa, in un quartiere più tranquillo e che fa un profumo infinitamente meglio.

QUINTO CANTIERE

Quando mia madre vide che io ero all’università e in pratica non ritornavo quasi mai a casa, decise impulsare il suo proprio progetto e comprare una nuova casa nel paese di mia nona, con il soldi che aveva, ristrutturò tutto il primo piano, che aveva il suolo infossato, e roba vecchia insomma. E con questo, creò una casa rurale alla che va gente che vuole scappare della città. È una casa molto luminosa, con mobili della nostra casa originale, anche di gente che non gli voleva o che ha creato mia madre. 

IL SESTO CANTIERE

Diciamo che come conclusione, il luogo zero diventa la Cappella Sistina della mia memoria. Un grande spazio dove volano tutte le sensazioni della casa, di diverse combinazioni, dei costumi di mia madre di cambiare ogni anno la decorazione con il minimo presupposto, il cibo di mia nona, la pulizia di mia zia, i profumi a fiori, a gatti e il mio cane…

È dove mi poso muovere liberamente, dove ho giocato, studiato, pianto. Sono stata con i costruttori, sentito la radio tra dipingevano le parete…

Ma anche entrano in gioco i appartamenti dove sono stata per studiare, nella università a Valencia prima abitavo in una grande casa custodita per un balcone che abbracciava tutte le stanze, la luce sempre come elemento principale. Il secondo appartamento, dove più felice sono stata, era un luogo che guardava un giardino interiore presidiato per una fontana e mille piante, sempre aveva luce a casa nostra, e stavamo a una novena pianta, mai sono stata così vicina a i uccelli e le viste del celo quando muore la giornata.

Per ultimo, pero non molto meno importante, mia casa a Roma anche a una cosa molto speciale, abitammo a una casa in primo piano in fronte a un giardino privato dove abita un grande albero e piantine che ogni proprietario apporta al giardino collettivo, sempre che mi fumo una sigaretta, faccio collazione o semplicemente bisogno entrare nella mia cappella sistina lo guardo, con gente entrando e uscendo, con i profumi del cibo de altre case, conversazioni disconnesse e musica le domeniche.

È il luogo sacro dove nasce la mia idea per creare, luoghi per persone, è una cappella cambiante nel tempo, nei colori, le luci, tutto in funzione dei bisogni e dove ci porti il cuore, è una casa trasformabile e mutabile nel tempo, adattabile, dove il maggiore spaccio può essere oggi la cucina e all’estate il terrazzo.

È un cuore che batte, formato di finestre di diverse misure, di profumi di diverse città e paesi, è un organo costruito da noi, che cresce e diventa nuovo ogni volta in funzione delle necessità della nostra vitta.DSC_3813~2

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